La città di Verona è stata uno dei palcoscenici delle imprese aeronautiche che hanno caratterizzato l’ottocento. Un secolo che ha visto l’affermazione delle attività circensi e in generale
spettacoli da intrattenimento leggero, e nel luogo ideale per lo svolgimento di spettacoli all’aria aperta, l’Arena, tra funamboli, cavallerizzi ed esposizioni zoologiche una parte non secondaria
l’hanno avuto le ascensioni aerostatiche, la novità del primo secolo dell’età contemporanea. Verona è stata altresì città che ha dato i natali ad illustri scienziati e arditi sperimentatori
che hanno contribuito all’affermazione del più leggero dell’aria, con lavori originali di carattere teorico e sperimentazioni degne di nota. Il luogo, per eccellenza, d’involo degli immaginifici
e spettacolari globi ripieni di gas leggero, e delle adunanze di migliaia di spettatori, è stato l’anfiteatro cittadino e la piazza adiacente, Brà.
Come è noto il volo umano a bordo di un pallone aerostatico ebbe luogo per la prima volta in Francia nell’anno 1783, ad opera di due fratelli il cui nome sarebbe rimasto legato per sempre all’attività stessa:
Joseph Michel e Jacques Étienne Montgolfier. Nella città scaligera si ha notizia di un esperimento aerostatico solo qualche mese più tardi: Le cronache ci narrano che verso la fine del 1783, il veronese Pietro
Cossali, professore di calcolo sublime nell’Università di Padova, astronomo e studioso dell’aeronautica, fu il primo ad innalzare un globo aerostatico a Verona. Non è nota la data esatta del giorno in cui avvenne
l’esperimento, ma da alcuni documenti pubblicati da Giuseppe Boffitto appare che ciò sia avvenuto verso la fine del 1783. Pietro Cossali, uno dei primissimi in Italia a fare innalzare un pallone privo di
equipaggio, stava studiando il comportamento dei gas e il rapporto tra il peso dell'aerostato e quello d'un pari volume d'aria. Il pubblico veronese certamente ignaro di questioni di fisicochimica, ma affascinato
dal particolare evento, partecipò numeroso all’impresa. Da una lettera di Benedetto Del Bene, spedita da Verona e datata 3 ottobre 1803, indirizzata al professore di astronomia dell’Università di Parma,
Pietro Cossali, si può ricavare qualche notizia sull'avvenimento successivo. Scrive il Del Bene che “ il comico Silvestrini, nell’estate del 1803, aveva fatto tappa in estate in città, dando spettacolo di
lanci di palloncini liberi, e poco più tardi con un manifesto annunciò al pubblico che il 2 ottobre avrebbe compiuto un’ascensione all’Arena, in compagnia del figlio. Il numero dei forestieri accorso in
città fu enorme. Si cominciò con il lancio di una specie di pallone pilota che innalzandosi rapidamente diede speranze di buona riuscita dell’ascensione dei due aeronauti. Acceso il fuoco della seconda
mongolfiera che doveva trasportare i due passeggeri, quando il pallone sembrava abbastanza gonfio, il solo Silvestrini entrò nella navicella, ma il globo non si innalzò; si riattiva il fuoco, si sostituisce
una cesta di vimini alla barchetta più pesante, ma anche questi accorgimenti non bastano perché il pallone possa innalzarsi. Il Commissario di Governo che assisteva allo spettacolo, tanto per dare qualche
soddisfazione alla folla esasperata, dà ordine che si tagli la fune che tratteneva il pallone, il quale, libero ora d’ogni peso, sale appena da poter uscire dall’Arena trascinandosi sui tetti delle case,
ove si incendia.
L’avvenimento ebbe una vasta eco in città e venne in tal modo narrato nelle cronache cittadine: “Oggi è stato innalzato in Rena il Ballone reostatico (...) E’ andato all’altezza come del campanil della Scala.
Poi quando è stato sopra la casa del cittadin Cabrusà, è calato da tutta pianta, e restò su li coppi nell’introl di San Quirico alla casa Moreschi e ha buttato giù un camino …" (Da: Archivio Storico Veronese).
Il Silvestrini, dopo questo deludente risultato, potè riabilitarsi agli occhi dei veronesi in altra ascensione della quale abbiamo trovato notizie nel “Corriere Milanese” del 1804. Detto giornale contiene una
corrispondenza da Verona del 4 febbraio nella quale si narra che il 22 gennaio “il Professor Silvestrini fece un’ascensione in qualla città con la mongolfiera. La partenza avvenne regolarmente, ma l’aeronauta
giunto ad un’altezza nella quale il freddo era intenso, provvide alla discesa diminuendo il fuoco sotto il pallone, se non che nel sortire dalla navicella per toccar terra, la scossa riattivò il fuoco, il globo
si innalzò in alto e l’aeronauta potè a stento salvarsi scivolando lungo una corda. La mongolfiera allegerita si rialzò un poco, andando poi a posarsi sopra un albero sul quale s’incendiò”.
Sul finire del ‘700 il pallone aerostatico aveva fatto la sua comparsa nelle campagne tra Mantova e Verona a seguito dell’armata francese del generale Messena, che lo impiegò per l’osservazione dall’alto delle
truppe austriache, probabilmente nel corso dell’assedio di Mantova. Nel 1825, Verona ospitò l’aeronauta bolognese Francesco Orlandi, che dopo aver esposto la sua macchina nella chiesa di S. Antonio di Verona,
diede spettacolo partendo dall’Arena. Era il 1 novembre e partendo dall’anfiteatro cittadino salì a metri 3500, con la moglie e con un tale Domenico Tisatti, detto Chitarra scendendo poi a circa un miglio e
di distanza, poco lungi dall’Osteria della Croce Bianca. Orlandi vola con un pallone dotato di doppia camera, una ad idrogeno ed una ad aria calda costruito secondo il metodo Zambeccari, Con questa ingegnosa
soluzione era possibile governare l’aerostato senza ricorrere alla zavorra. I voli di Francesco Orlandi, che anche nel 1844 si esibisce per due volte a Verona, il 6 agosto e il 6 ottobre 1844 sono
prevalentemente esperimenti scientifici di sospensione aerea. La performance autunnale del 1844 però fallisce. Il comune di Verona è quindi costretto a sequestrare l’intero importo dei biglietti e ridistribuirlo
ai quasi ventimila spettatori dell’Arena delusi, come notifica un avviso del giorno 8 gennaio 1845.Nel giugno del 1840 è la volta di un villafranchese, Fioravante Cazzadori che si innalza con un pallone dalla
rotonda di Porta Nuova. Dalla relazione di un delegato si deduce che il Cazzadori non era nuovo a queste imprese, essendosi già esibito nello stesso luogo in una data precedente. Le autorità sono evidentemente
preoccupate delle possibili conseguenze di atterraggi di fortuna; l’appunto del Delegato, esteso in seguito alla richiesta di permesso, contiene le seguenti condizioni: “non possa obbligare i concorrenti ad
esborsare alcuna tassa, e che la macchina da elevarsi non contenga né lumi, né altre materie accese, od atte a portar fuoco, od incendiare ne siti, ove la macchina fosse per cadere". All’esperimento
scientifico si affianca lo spettacolo. La costruzione e la gestione delle macchine volanti richiede somme piuttosto considerevoli che devono essere recuperate attraverso le esibizioni pubbliche a pagamento.
E’ evidente la preoccupazione di cercare, per quanto possibile, di tenere alla larga quella parte di pubblico non pagante, che riesce a godere dello spettacolo senza entrare in Arena. Significativa a
riguarda la richiesta dell’aeronauta Francesco Orlandi che unisce alla domanda di permesso per il volo dell’ottobre 1844, anche un piano di sbarramento delle strade che immettono in Brà. “ … e prega che
voglia questa Superiorità accordargli come in altra circostanza di chiudere il Brà onde l'impresa non venga danneggiata dalla ricorrenza in quel luogo di gente che vegga lo spettacolo senza spesa;
presenterà in seguito il piano dalle strade che sien chiuse in conformità agli ordini della Carica Competente”.
La disciplina emanata dalle autorità è piuttosto particolareggiata, e, tra l’altro, contiene le seguente disposizioni: “ (…) Alle ore 4 del mattino del giorno 6 ottobre p.v. nel quale verrà eseguito il viaggio aereo,
saranno chiuse tutte le vie che mettono alla Piazza Brà, né alcuno potrà avervi più accesso senza biglietto. ( …) I ruotabili che entrassero dalla Porta Nuova, prenderanno la via del Volto di S. Luca, o Cittadella,
e a tal uopo vi saranno apposite guide. (…) Per l'ingresso nella Piazza Brà dovranno tutti entrare per le sole strade di Porta Nuova, Teatro, Leoncin d'Oro, dal nuovo fabbricato della Gran Guardia, ove saranno
eretti appositi cancelli con incaricati per ricevere i viglietti d'ingresso, (…) Tutti gli altri vicoli saranno chiusi con barricate, proibendo assolutamente l'accesso alle carrozze, onde prevenire
gl'inconvenienti che a cagione dell' affollamento del popolo potessero avvenire. (…) Ai soli individui delle Famiglie domiciliate sul Liston durante il divertimento della Brà sarà permesso l'ingresso
nella casa, e sarà assolutamente proibito l'accesso alle persone estranee alle famiglie, essendo a tal uopo incaricato il custode contradale, giusta le circolari diramate in proposito.
Il monumento a Pietro Cossali
nella chiesa di Santa Anastasia a Verona