Nel novembre del 1884, con la creazione della Sezione Aerostatica presso la Brigata Mista del 3° Reggimento del Genio di stanza a Firenze, inizia l'avventura del'Aeronautica militare italiana.
Dovranno tuttavia trascorrere altri dieci anni prima che un mezzo volante del reparto si levasse verso l'alto. Il 24 luglio 1894 il capitano Maurizio Mario Moris e il tenente Cesare Da Fabbro salirono
sul "Generale Durand De La Penne" e compirono un ascensione libera, cioè non vincolata al suolo. Il pallone era di tipo non militare ma progettato e costruito in Italia. Poiché l'ascensione era
avvenuta senza autorizzazione, che non avrebbe potuto essere concessa essendo tanto il Dal Fabbro che il Moris sprovvisti di brevetto, ci fu per i protagonisti uno strascico disciplinare che fu
però superato senza gravi conseguenze. Il pallone fu portato al gazometro di via Flaminia e gonfiato con gas illuminante e si alzò dalla Piazza d'Armi, atterrando a Montecelio. Era rimasto in volo circa 30 minuti. Moris e Dal Fabbro furono i primi due aerostieri militari d'Italia.
L'impresa deve considerarsi a carattere privato, Il Capitano Moris disponeva di notevoli capacità finanziarie e quindi decise di costruirsi in proprio un pallone per ascensioni libere; Moris individuò come collaboratori
il tenente Dal Fabbro e il tenente Fucci, ingenere. a costruzione dell'aerostato iniziò ai primi di aprile in un locale molto ampio preso in affitto a via Santa Apollonia, nel rione di Trastevere in Roma; il pallone
aveva la capacità di 500 metri cubi e fu costruito, secondo il piano costruttivo di Dal Fabbro, in seta gommata e vernici, ambedue italiane. Nello stesso anno i due protagonisti conseguirono il brevetto di pilota di sferico e, a conclusione di numerose ascensioni, divennero esperti
istruttori.
Il tenente di artiglieria Dal Fabbro era nato a Verona il 21 aprile 1870 da Francesco e da Sofia Stefani. Compiuti gli studi medi nella città natale, dal 1888 frequentò i corsi dell'Accademia
militare di Torino e, successivamente, la Scuola di Applicazione del Genio. Assegnato alla Brigata Specialisti del Genio, ebbe l'incarico di progettare e sperimentare materiali e apparecchiature
per gli aerostati militari. Nel 1899 Dal Fabbro progettò il primo pallone militare, un mezzo da 450 metri cubi interamente realizzato nelle officine della Brigata Specialisti.
Dal Fabbro diede un importante contributo al miglioramento della tecnologia degli involucri, suggerendo di proteggere i tessuti che avvolgevano i palloni con vernice
a base di alluminio, al fine di ridurre gli effetti dannosi della radiazione solare; studiò inoltre degli apparecchi per l'indicazione e la registrazione della temperatura e della pressione
dell'aria; sperimentò con scarso successo un sistema di due eliche coassiali, ma controrotanti, destinate a dirigere il pallone e a smorzarne le oscillazioni; fece infine esperienze sulla
resistenza dei recipienti contenenti idrogeno sotto pressione, progettando due tipi di serbatoi cilindrici, uno adatto a resistere a pressioni di 200 atm e un altro con cerchiatura per pressioni
di 325 atm. Nel 1901, dopo la nomina a capitano a scelta speciale, ebbe la proposta dell'Ing. Forlanini di trasferirsi a Milano per collaborare alla costruzione di un dirigibile
(i due si erano conosciuti qualche tempo prima, quando l'ingegnere milanese, di passaggio per Roma, fece un'ascensione su un pallone condotto dal Dal Fabbro, rimanendo fortemente colpito
dalla perizia e dalla competenza del pilota). Accettato l'invito lasciò Roma per Crescenzago, Milano, usufruendo di un periodo di aspettativa di due anni concessa dal Regio Esercito;
al termine di questo periodo, poiché la costruzione del dirigibile andava per le lunghe, Dal Fabbro ebbe dal generale ispettore del genio Durand de La Penne, in segno di stima e amicizia,
il distacco presso il genio di Pavia con sede a Milano. Dopo anni di prove e perfezionamenti, il dirigibile semirigido del Forlanini, l'F1, denominato "Leonardo da Vinci", fece la prima ascensione il 27 novombre
1909. Subito dopo il Forlanini, sempre con la collaborazione del Dal Fabbro, costruì un altro dirigibile, l'F2, denominato "Città di Milano" che fu inaugurato il 17 agosto 1913 e fu poi donato
al Genio Militare. Questo dirigibile, dopo un gran numero di ascensioni, fu distrutto da un incendio nel 1914. In precedenza, sempre con Forlanini, Dal Fabbro che aveva conseguito
il brevetto di pilota di dirigibile nel 1906, si occupò anche dell'idroplano. Era questo uno speciale battello che in acqua poteva raggiungere elevate velocità (oltre 70 km orari), grazie
ad un'elica d'aereo che forniva la spinta ed a speciali alette, poste ai lati della carena, che durante il moto, per azione idrodinamica, sollevavano il battello riducendo la resistenza
al moto (il principio di funzionamento è analogo a quello del moderno aliscafo). Al prototipo, provato con successo nel 1905 sul lago Maggiore, ne seguirono altri che parteciparono a
varie esibizioni e gare tra cui, memorabile, quella sul Tevere e via mare da Roma ad Anzio nel 1911. L'apporto del Dal Fabbro alla costruzione dei dirigibili del Forlanini non fu
trascurabile: oltre alla continua collaborazione tecnica, inventò i verricelli di manovra, speciali valvole di alluminio per l'intercettazione del gas e impose l'uso dei cavi d'acciaio
per l'ancoraggio al suolo. Dal 1907 al 1912 Dal Fabbro, in collaborazione con l'ing. Del Preposto, si dedicò anche alla preparazione dei progetto di un sommergibile. Questo progetto,
rifiutato dalla Regia Marina, fu poi realizzato dalle officine Krupp; Nel periodo 1910-15 gli venne affidata la cattedra di aeronautica appena istituita presso il Politecnico di Milano.
Entrata l'Italia in guerra, Dal Fabbro partecipò ad essa col grado di colonnello del genio; nel 1917 fu poi nominato a capo della Direzione Tecnica dell'aviazione militare. Nell'immediato dopoguerra, dopo un periodo
passato a Trento ove si distinse nell'organizzare i lavori di ricostruzione della città,
Dal Fabbro divenne per qualche tempo direttore generale dell'Isotta Fraschini, nel periodo in cui la società si
trovava in gravi difficoltà: la sua comprovata onestà e le sue doti tecnico-organizzative consentirono alla società di superare il periodo critico. Dopo la nomina a generale di brigata, avvenuta
nel 1926, Dal Fabbro non partecipò più alle vicende dell'aeronautica militare, ritenendo probabilmente ormai superata l'esperienza da lui acquisita.
Si spense a Milano il 13 marzo 1941.
Cesare Dal Fabbro