Serg. Pilota Cosma D. Rizzotto di Cologna Veneta
Cosma Damiano (Cosimo) Rizzotto è certamente uno degli assi italiani meno conosciuti. In apparenza era uno di quei sergenti piloti solidi, modesti e gran lavoratori, che furono la colonna vertebrale dell’aviazione del Regio Esercito. In realtà ebbe una vita avventurosa e movimentata che suggerisce una personalità ben più affascinante di quanto i pochi dati esistenti negli archivi ufficiali possano far supporre. Rizzotto nacque il 6 giugno 1893 a Cologna Veneta, un paesino nella pianura tra Verona e Padova. Era un giovane di media statura, dai capelli castani e gli occhi grigi. Venne arruolato come soldato semplice nel settembre 1913 ed assegnato al Battaglione Aviatori, probabilmente per la conoscenza di meccanica attestata nel suo foglio matricolare. Il 24 maggio 1915, lo stesso giorno dell’entrata in guerra dell’Italia, Rizzotto venne destinato a seguire il corso di pilotaggio sul campo di San Giusto, presso Pisa. Il 19 settembre passò al campo di istruzione della Malpensa, dove ricevette il brevetto di pilotaggio il 1 gennaio 1916. Dopo aver ricevuto la promozione a caporale l’ultimo giorno dell’anno, venne avviato all’istruzione sul Nieuport a Cascina Costa. Il 30 marzo parte per la Francia a addestrarsi sui nuovi caccia ritornando dal paese d’oltralpe esattamente due mesi dopo. Viene poi assegnato alla nuova 77^ Squadriglia, che è formata il 18 giugno 1916 sul campo di Istrana. L’unità è inizialmente equipaggiata con i Nieuport 10, ma presto riceve l’agile Nieuport 11, o Nieuport 80 HP come venne chiamato in Italia. Rizzotto, che era stato promosso sergente il 31 luglio 1916, prese parte all’intensa attività del reparto, che nell’estate si trasferì a Cascina Farello. Compì nove missioni caccia prive di rilievo in agosto., 15 in settembre, 21 in ottobre e 31 in novembre. In dicembre, quando eseguì otto missioni, ebbe il suo primo incontro con il nemico, senza esito. Col nuovo anno Rizzotto riprese le sue missioni di routine, sette in gennaio e 22 in febbraio. Durante l’ultima di queste, il 28, Rizzotto colse la sua prima vittoria. Abbattè un nemico nel cielo di quota 40, nei pressi di Redipuglia, osservando poi come l’aereo venisse distrutto al suolo dal fuoco del’artiglieria italiana. Dalle fonti austriache, sappiamo oggi la sua vittima essere l’Hansa Brandemburg C.1 27.60 della Flik 40. Secondo le stesse fonti, dopo aver abbattuto un Nieuport a sud di Monfalcone, esso sarebbe stato costretto ad atterrare dal fuoco della contraerea. Illeso l’equipaggio composto dal Korporal Alfons Langer e dall’Oblt. Ludwig Ruppenthal. In marzo la 77^ Squadriglia si spostò ad Aiello, sempre nel settore della 3^ Armata, che operava vicino nall’Adriatico, e ricevette i suoi primi nSpad VII. Durante l’estate in dotazione vi erano sia i Nieuport 11 e 17 sia Spad. Rizzotto ebbe un duello il 25 aprile, affrontando tre nemici e costringendoli a rientrare. Il 1 maggio, assieme ai sergenti Domenico Piaggio e Giuseppe Tesei, si scontrò con tre nemici, uno dei quali atterrò sul campo di Prosecco, uno fuggì dietro l’Hermada e l’ultimo abbandonò il campo rientrando nel proprio territorio. Il giorno successivo Rizzotto compì la sua prima missione fotografica, di certo a bordo di uno Spad VII. Il 31 maggio 1917 Rizzotto ebbe un altro scontro con due aerei nemici che alla fine vennero costretti ad atterrare ad Aisovizza. Il suo libretto di volo registra dieci voli di guerra in marzo, 23 in aprile, 29 in maggio e 20 in giugno. La sera del 7 luglio il sottufficiale consegue una vittoria sul Monte Stol aiutato dal tenente Giulio Sambonet. Il nemico si abbatte bruciato nei pressi di Castagnevizza e dei pezzi sono recuperati a Quota 219. Secondo quanto riportato all’epoca, su essi sarebbe stata ritrovata la matricola 112.2, appartenente ad un Loher C.II, tipo d’aereo che non venne mai usato sul fronte italiano. Per quanto non si trovi riscontro di questa vittoria nelle fonti austriache, il rapporto di combattimento così recita: “Oggi alle 20.10 volando una missione d’allarme sul Monte Stol ho avuto un combattimento con un aereo nemico. Il nemico venne colto di sorpresa e non ebbe il tempo di difendersi. Dopo la mia prima raffica lo vidi immediatamente barcollare ed abbassarsi verso Castagnevizza. Non lo lasciai fino a quando finii le munizioni e lo vidi girare sull’ala, avvitarsi e precipitare lasciandosi dietro una lunga scia di fiamme e fumo. Non posso precisare il punto in cui cadde a causa della foschia. Allego un rapporto dell’osservatorio di Coti (in realtà Cotici) firmato dal capitano Bugni”. Più tardi il Comando della 14^ Divisione di Fanteria confermò che la mitragliatrice, un montante e una parte della fusoliera con il citato numero 112.2 erano state recuperate dal luogo della caduta, senza che venissero trovati i resti dell’equipaggio. Quattro giorni dopo, l’11, Rizzotto ha un’altra vittoria su Voiscizza: “Questa mattina partito per allarme alle 4.45, dopo circa un’ora (ore 5.50) vidi un aereo da caccia nemico nei pressi di Doberdò che volava verso Gradisca. Immediatamente mi avvicinai a lui e lo attaccai sul fianco conla mia prima raffica. Così iniziammo un duello molto duro che durò fino a quando il mio nemico non interruppe il combattimento picchiando molto veloce nei pressi di Voiscica (fra Temnica e Voiscica): abbassandomi fino a 1500 metri sul luogo dove era caduto, potei chiaramente vedere la sagoma dell’apparecchio”. Anche questa vittoria venne confermata dall’osservatorio di Cotici. Di nuovo il 29 luglio Rizzotto si scontrò con un nemico cotringendolo a a prendere terra nei pressi di San Daniele. Sui documenti sono registrati 29 voli di guerra in luglio, 36 in agosto e 40 in settembre. Il 29 settembre 1917 un aereo da ricognizione austriaco dalle ruote rosse è attaccato sull’Isonzo da uno Spad, contrassegnato da una scala nera dipinta sulla fusoliera e pilotato dal Ten. Giovanni Sabelli della 91^ Squadriglia. L’azione è osservata da altri piloti e ed altri Spad fra i quali quello di Parvis e di Rizzotto, si uniscono, per quanto i documenti affermino che solo il primo sia stato determinante nella vittoria. A cadere sotto i colpi della Vickers era stato il Brandemburg 329.16 della Flik 28, precipitato nei pressi del lago di Pietrarossa con la morte dello Zugsfuhrer Andreas Kreidl e del Leutnant Erich von Luerzer. Il diario della 91^ Squadriglia comunque ignora il contributo dei piloti degli altri reparti. Successivamente la vittoria venne omologata a Sabelli e a Rizzotto e negata a Parvis. Il 9 ottobre Rizzotto attacca alle 17 un caccia nemico dipinto di rosso su Punta Sdobba, forse Gowin Brumowski, che ha appena abbattuto un drachen, quello dell’osservatore tenente Venditelli, della 20^ sezione aerostiere, che si era lanciato con il paracadute. Rizzotto lo insegue fino a bassa quota, verso il mare, sparandogli contro 150 colpi, ma il suo motore comincia a perdere colpi, così l’inseguitore si trasforma in inseguito. Alla fine il motore dello Spad si ferma e l’aereo tocca terra in una palude a Matarussi. Questo fatto, che legittimamente poteva essere rivendicato come una vittoria, non è riportato dagli austriaci. Dopo lo sfondamento di Caporetto, la 77^ Squadriglia si ritira da Aiello, bruciandovi alcuni Spad, per passare dapprima alla Comina, poi ad Arcade ed infine a Marcon, che rimarrà la sua base fino al termine del conflitto. Intanto il 6 novembre, partito da Arcade, Rizzotto abbatte il Brandenburg 229.24 della Flik 12 a San Michele di Conegliano, in collaborazione con il sergente Alvaro Leonardi della 80^. Così recita il suo rapporto di combattimento: “Stamane alle ore 11,30, partito dal campo di Arcade per alllarme su San Donà di Piave insieme ad un altro Nieuport 110 hp della 80^ Squadriglia, arrivato alla quota di 3000 metri circa, avvistai un apparecchio nemico in direzione di Conegliano. Cercando senz’altro di tagliargli la strada lo potei raggiungere e impegnare combattimento mentre l’altro Nieuport manovrando egualmente si era portato a giusta distanza per la lotta. Dopo precise e violente raffiche di mitragliatrice, il velivolo nemico veniva colpito e subito iniziò una forte picchiata. Dopo altre scariche l’apparecchio precipitava incendiandosi nei pressi di S. Michele di Conegliano. Furono presenti al combattimento due Spad pilotati dal Magg. Sig. Baracca e Ten. Sig. Parvis”. Il pilota Zugfuhere Josef Failer fu preso prigioniero, mentre l’osservatore Leut. Othmar Scwarrtzembach decedeva per le sue ferite. Dopo le febrili azioni in cui gli italiani tentavano di contrastare il momentaneo dominio del campo di battaglia acquisito dagli austriaci e dai loro alleati tedeschi, Rizzotto non ottenne altre vittorie, continuando le oscure ma non meno defatiganti missioni giornaliere di un sergente pilota. Ricevette la sua prima Medaglia d’Argento al Valor Militare con una motivazione che citava la sua vittoria del 28 febbraio. Nel maggio del 1918 Rizzotto ricevette una lettera non attesa dall’ingegner Alessandro Marchetti, che era stato suo insegnante di tecnologia dei motori aeronautici ala scuola di Pisa e che ora era progettista della fabbrica d’armi Vickers Terni alla Spezia. Conoscendo la sua abilità di pilotaggio, gli chiedeva di effettuare le prove in volo a Coltano, presso Pisa, di un nuovo caccia, potenziato da un motore SPA &a da 200 HP. Rizzotto, per ragioni che non conosciamo, non accolse l’offerta e l’elegantissimo MVT venne collaudato dal sergente Elia Luit, anche lui della 77^ Squadriglia, che con l’aereo stabilì il record non ufficiale di velocità. Il sottufficiale tornò alla vittoria nei furibondi combattimenti del’ultima offensiva austriaca, quando la caccia italiana, dopo aver letteralmente spazzato dai cieli gli aerei imperiali, scese ad attaccare le truppe, le barche, i ponti e le passerelle sul Piave. Rizzotto abbattè un nemico a Grassaga il 15 giugno, primo giorno dei combattimenti. Il 19 settembre fu trasferito all’Ispettorato Squadriglie da Caccia a Padova, dove giusto il giorno dopo si svolgeva una grande cerimonia di consegna di medaglie agli aviatori da parte del Re, con un gran numero di aeroplani schierati sull’aeroporto. Al termine del conflitto Rizzotto ricevette una seconda Medaglia d’Argento al Valor Militare che gli riconosceva l’abbattimento di cinque aerei nemici da luglio a novembre 1917. Durante la guerra, aveva effettuato quasi 500 ore di volo bellico in oltre 350 sortite. Smobilitato e posto in congedo nel settembre 1919, inaspettatamente non tornò al suo paese natale, ma si lanciò in una nuova ed avventurosa vita emigrando in Argentina. Intorno al 1920 lo troviamo come istruttore alla Escuela Italo-Argentina de Aviacion a Castelar, che usava gli aerei lasciati dalla missione aeronautica italiana del 1919. Con lui c’erano i piloti italiani Ernani Mazzoleni, Angelo Pescarmona (già sergente pilota alla 131^ Squadriglia) e Nicola Bo, già pilota della 2^ Sezione SVA. Nell’agosto 1922 il governo del Paraguay, che stava combattendo contro un gruppo di ufficiali insorti, richiese i servigi dei piloti della scuola italiana, e Nicola Bo accettò, portando in Paraguay uno Spad 20, due SAML e tre SVA. Anche Rizzotto arrivò nel paese sudamericano con un Breguet XIV biposto e compì molte ricognizioni e missioni di bombardamento contro le posizioni dei ribelli. Il 25 agosto, durante una ricognizione, l’elica del Breguet si ruppe e il motore prese fuoco. Rizzotto riuscì a compiere un atterraggio d’emergenza in cui però l’aereo andò distrutto, allora lasciò il paese per tornare in Argentina, dove fino al 1923 rimase come istruttore della Escuela di Castelar. Nel 1926 diresse la costruzione di una azienda agricola italiana per i veterani della guerra a Salto, in Uruguay, poi si trasferì in Brasile come vicedirettore di una società agricola. Ebbe anche la carica di console presso l’Ambasciata d’Italia. Nel 1935 Rizzotto tornò in Italia e venne richiamato in servizio dalla Regia Aeronautica per l’invasione dell’Etiopia. Dopo due mesi fu ricollocato in congedo, e si dedicò ad un istituendo Museo dell’Aeronautica che doveva essere costituito a Milano per volontà di Mussolini, ma un anno dopo, su domanda, fu richiamato in servizio con mansioni di governo. Quando l’asso arrivò a Mogadiscio, la guerra d’Etiopia era finita e l’Italia aveva un impero. Rizzotto rimase nella città somala un anno, per passare poi all’aeroporto di Dire Daua. Posto in congedo nel 1937, decise di rimanere in Africa ottenendo la concessione di un vasto appezzamento di terreno vergine nella regione sudorientale degli Arussi, dove costruì una ricca e prospera fattoria investendovi tutti i propri risparmi. L’entrata in guerra dell’Italia portò Rizzotto a vestire di nuovo l’uniforme. Nell’aprile 1941 era nella sua fattoria ad organizzare la difesa degli italiani dagli attacchi dei ribelli etiopi. Venne organizzata una colonna di soccorsi, ma quetsa fu attaccata subendo gravi perdite. Alla fine Rizzotto venne preso prigioniero dagli inglesi l’11 aprile 1941 e rimase in un campo di concentramento in Kenia per cinque anni. Tornato in Italia nel 1946 ebbe, quale veterano di guerra e profugo dall’Africa, un impiego dall’amministrazione comunale di Milano, ben lontano dalla sua precedente ed inquieta vita. Andò in pensione nel 1958 e morì a Milano il 18 febbraio 1963.